O di come, grazie a un ricordo lontano, abbiamo riscoperto e riproposto ai nostri Ospiti un dolce della tradizione solandra.
Nell’estate del 2022, tra i dolci del nostro buffet, faceva capolino una fragrante ciambella zuccherata: se c’eri forse la ricordi o l’hai anche assaggiata. Si tratta del bracedèl, un dolce povero e contadino, tipico della Val di Sole, che mio fratello Oscar, lo chef dell’Hotel Vittoria, aveva deciso di proporre ai nostri Ospiti.
Che cos’è il bracedèl?
Questo dolce è diffuso sia in Val di Sole che in Val di Non, e viene preparato anche nella più distante Val di Fassa. Un tempo, nelle prime due valli, questo dolce, la cui forma ricorda quella di un anello nuziale, veniva cucinato soprattutto in occasione dei matrimoni (brazedél de le noze) e, come riportano alcune fonti, anche durante il periodo di Quaresima (brazedél de la Caresma), ma in questo caso aveva una forma diversa, che ricordava i prétzel del vicino Alto Adige. In Val di Fiemme, invece, il bracedèl veniva offerto come regalo ai figliocci dalle loro madrine e dai loro padrini durante il primo giorno di ogni anno.
Il nome di questa soffice ciambella ricoperta di zucchero sembra derivi dalla parola latina brachium (braccio) e dal suo diminutivo bracellum. Questo perché, in passato, i bracedèl venivano trasportati infilati nelle braccia. Così almeno dicono gli studiosi, ma è pur vero che ogni valle ha una sua storia che spiega l’origine di questo dolce. In Val di Non, per esempio, pensano che la parola bracedèl o, come dicono loro, brazedèl, derivi da Brez, il nome del paese in cui veniva preparato questo dolce.
Quale che sia la sua vera origine, è curioso sapere che esistono molti altri prodotti da forno più o meno simili che, nel loro nome, condividono con il bracedèl l’antica radice latina che richiama il braccio. I prétzel tirolesi e tedeschi, per esempio, la cui forma si dice richiami le braccia di un monaco assorto in preghiera; oppure il bracciatello o brazzadello romagnolo, anch’esso a forma di ciambella.
Conosci per caso qualche prodotto simile, tipico della tua città, provincia o regione? Se sì, raccontacelo nei commenti.

Ricordo del bracedèl.
Un ricordo del bracedèl
Quella del bracedèl, insomma, sembra essere una vicenda che va oltre i confini della Val di Sole e attraversa la vita di molte persone, legando insieme le loro storie e mostrando come, spesso, nel cibo ci sia molto più che semplice nutrimento, ma valori e tradizioni che si tramandano per secoli. È così anche per me e Oscar.
A questa deliziosa ciambella mi lega infatti un ricordo d’infanzia. D’estate, al Vittoria, si era soliti organizzare feste danzanti per intrattenere gli ospiti dell’albergo. Una tradizione avviata dai miei nonni Ugo e Alice, quando, negli anni ‘60, l’allora Albergo Vittoria e la sua sala da ballo erano un punto di riferimento per il divertimento degli abitanti delle valli di Sole e di Non.
Negli anni ’80 e ’90, invece, mio papà Giorgio organizzava una piccola premiazione durante le serate danzanti, con tanto di trofeo! Il rinfresco prevedeva una coppa di spumante e un assaggio di bracedèl. Ricordo ancora l’atmosfera allegra e i gesti di sincero apprezzamento degli ospiti, mentre passavo tra loro con il vassoio ricolmo di quel dolce che, anche in quel caso, era simbolo di unione e comunanza.
Intanto Nonna Alice e nonno Ugo danzavano, volteggiando per la sala dai pavimenti lucidi. Io, ragazzina, li osservavo ballare per la sala dai pavimenti lucidi pensando che, un giorno, avrei ballato anche io come loro, per festeggiare un momento importante e indimenticabile.
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